18 dicembre | 28 gennaio
lunedì | venerdì _ 15.00 | 20.00
ingresso libero
[chiuso dal 24 dicembre al 9 gennaio]
Luca Molinari chiude la stagione dello SPAZIOFMGPERL’ARCHITETTURA, la Galleria milanese di Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti, con la prima personale dedicata a Mario Nanni, progettista della luce di fama internazionale. Le otto regole di luce di Mario Nanni è il titolo della mostra.
Trentacinque anni di osservazione, ascolto, esperienza, amore per lo studio e la conoscenza della materia luce che Mario Nanni sintetizza nelle sue regole, ognuna rappresentata attraverso un suo progetto. La cupola Guell del Gaudi Center Reus, la Luce della musica per il Teatro alla Scala, il Termometro di luce per Piazza Zabalburu di Bilbao, sono alcuni delle otto “finestre” che incorniciano e definiscono le otto regole: luce materiale da costruzione , luce solo dove serve, lo spessore della luce, la luce genera il colore, elogio dell’ombra, luce in movimento, presenza e assenza, l’emozione del nulla.
Ne nasce un percorso che racconta come muoversi nello spazio sia innanzitutto provare o subire emozioni perché, come ci insegna Nanni “tutte le volte che si affronta un progetto bisogna farlo con grande modestia e sensibilità, con la consapevolezza che lavorare con la luce non è solo applicare matematica e fisica, ma è anche dosare amore, percezione, passione e sperimentazione”.
Progettista, poeta della luce, Mario Nanni ci racconta così l’architettura, attraverso la sua esperienza del visibile e del sensibile, inquadrando il progetto, raccontandocene la storia, facendocelo vedere attraverso la luce.
Regola 1 | PRESENZA ASSENZA
Presenza di Luce e assenza di corpo illuminante: magia, stupore ed emozione della luce senza l’evidenza della forma da cui nasce. La presenza-assenza della luce è un viaggio spazio temporale che rompe i confini della materia. Da una sorgente nascosta far risplendere i corpi su cui la luce si appoggia.
Regola 2 | LUCE SOLO DOVE SERVE
Chimica della luce: ci vuole la dose giusta e calibrata perché nasca l’alchimia. In un ambiente non servono
tante luci. Ne basta una. Capace di far cogliere le emozioni, gli sguardi, l’attenzione. Luce, una e una sola.
Dove serve.
Regola 3 | LO SPESSORE DELLA LUCE
Ha spessore ciò che ha volume, ha volume ciò che genera ombra. L’ombra nasce dalla luce e la luce genera volumi definendone gli spazi. La luce che aiuta a scoprire e leggere l’architettura stessa. La luce è materia e come tale va trattata.
Regola 4 | LUCE MATERIALE DA COSTRUIRE
Un progetto non è solo materia ma anche luce. L’architettura è progettazione di luce. Troppo spesso la luce è un post intervento: corregge enfatizza e nasconde ciò che ha già preso una sua forma. Ma la luce, quella che non si vede ma si sente è un tutt’uno con la materia che si appoggia. E’ quindi necessario costruire con la luce.
Regola 5 | ELOGIO DELL’OMBRA
La forza della luce coincide con l’approssimarsi al suo spegnersi. Su questo confine tra luminosità e oscurità prende forma l’architettura. Si ragiona per positivo e negativo: l’ombra è il vuoto e il pieno della luce. Quando
si produce luce, non bisogna progettare tanto la luce in sé quanto l’ombra che gli oggetti colpiti da essa emettono.
Regola 6 | LUCE IN MOVIMENTO
La luce segue il ritmo che va dall’alba al tramonto cogliendo aspetti architettonici, simbolici, narrativi e descrittivi legati alla città e ai suoi protagonisti. Muovendosi la luce diventa racconto e poesia come nel caso dell’illuminazione della facciata del Teatro alla Scala di Milano: grazie alla LIV (Lampadina a immagini variabili) la luce è in grado di modularsi e di trasformare le superfici su cui si appoggia modificando i confini e le profondità della facciata stessa.
Regola 7 | LA LUCE GENERA COLORE
Nessun oggetto emana un colore uguale a se stesso durante tutto l’arco della giornata. L’oscurita fa scomparire i colori perché il colore è luce. È la luce che dà ad ogni oggetto il suo colore, per questo il colore diventa strumento di progettazione.
Regola 8 | L’EMOZIONE DEL NULLA
L’emozione del nulla è l’incanto di poter vivere una situazione piacevole per mezzo della luce che avvolge uno spazio, senza che essa si manifesti apertamente, vivere emozioni attraverso quello che vedo. Rendere più pregne di significato le cose. Creare una magia invisibile. Come nel caso dell’illuminazione della scultura dell’Ermafrodito dormiente non occorre creare una luce sagomata che avvolge omogeneamente nella sua totalità l’opera; si tratta di dare un valore alla sua inquadratura, appoggiare lo sguardo della luce dove si appoggia lo sguardo dello spettatore.


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