Progetti di Cini Boeri, Benedetta Tagliabue, Anna Barbara
a cura di Luca Molinari e Simona Galateo
In occasione del Fuorisalone, SPAZIOFMGPERL’ARCHITETTURA di FMG Fabbrica Marmi e Graniti e Iris Ceramica, presenta la mostra MESSAGE IN A BOTTLE – TRE MANIFESTI GENTILI PER IL PROSSIMO FUTURO. La galleria in via Bergognone 27 a cura di Luca Molinari, ospita fino all’8 maggio Cini Boeri, Benedetta Tagliabue e Anna Barbara con tre progetti manifesto di un approccio profondamente etico all’architettura e al design. Un denominatore comune anche al Gruppo Iris che si basa da sempre – e oggi ancora di più, sull’equazione ECOLOGIA = ECONOMIA, all’insegna di una ricerca continua della sotenibilità e della qualità, intesa anche e soprattutto come qualità della vita di ognuno.
ORARI MOSTRA
20 Aprile – 8 Maggio
Martedì – Sabato
h. 15.00 – 20.00
Ingresso Libero
“Ho scelto tre donne, tre icone dell’architettura e del design, tre identità forti e distinte e le ho invitate ad offrire il loro messaggio per il prossimo futuro. Cini Boeri ci ha regalato una riflessione sul tema della modularità che ‘ha sempre aiutato, per quello che so, la vita e la produzione di ciò che serve alla vita’. Ecco quindi il suo progetto inedito dedicato a piccole abitazioni modulari, facilmente trasportabili e assemblabili, eco-sostenibili, adatte a risolvere la vita a giovani coppie, comunità calamitate, extracomunitari. E il suo famoso Serpentone, il divano al metro, low cost per incontri comunitari e domestici. Benedetta Tagliabue espone per la prima volta il Padiglione Spagna da lei progettato e in fase di finalizzazione proprio in questi giorni per l’Expo di Shanghai. Un padiglione che sorprende a partire dal materiale, il vimini, scelto da Tagliabue perché ‘è naturale, è umile, ex terzomondista e adesso per un mondo di tutti, è la capacità dell’umanità di tessere erbe e ramoscelli e trasformali in cose utili e tutti i popoli tessono alla stessa maniera…’.
Tessere, un concetto-metafora caro anche ad Anna Barbara che propone arazzi tessuti a mano su suo disegno in Nepal e in Giordania da comunità legate a progetti di sostegno e sviluppo sociale. Per augurarsi che ‘le idee saranno collettive e tessute da comunità plurali, che il valore dei progetti sarà misurato dal maggior numero di persone che ne trarranno beneficio…’. Per la prima volta posso dire che i progetti in mostra sono emozionanti, un vera forza da cogliere al volo per andare incontro al futuro in modo costruttivo e positivo e lo sguardo e la sensibilità femminili, in questo senso, possono fare la differenza” commenta Luca Molinari.
Cini Boeri
Potrei cominciare col dire che io dividerei il mio appartamento, ed in una metà ospiterei extracomunitari.
Ma non ho chiesto al padrone di casa se è d’accordo.
Posso poi pensare che queste piccole abitazioni complementari, assemblabili da 2 o 4 o 6 locali, possano servire per le stesse persone, ma ospitate dal Comune.
Costano poco, sono trasportabili, su gomma e su ferro (pannelli max 2.4 x8), si montano con grande semplicità e velocemente.
Penso anche che possano essere velocemente montate per abitazioni di studenti, o per giovani coppie, o dove lo chiedono le calamità italiane di vario tipo (terremoto, smottamenti, esondazione di un fiume, crollo di una
montagna, ecc, ecc.), anche senza la necessità di avere particolari show politico-ministeriali. E da ultimo, penso che, se costruite con materiali più resistenti, ed incaricando insieme a noi progettisti uno o due imprese volenterose e intelligenti, potrebbero essere la base di un’edilizia a basso costo. Sceglierei materiali semplici ma belli, impianti ecosostenibili, e le coprirei con una lastra 12 x 12 corredata di pannelli fotovoltaici.
La modularità ha sempre aiutato, per quello che so, la vita e la produzione di ciò che serve alla vita.
Anche negli arredi si possono scegliere mobili componibili, oppure mobili da vendere a metri, come ho già sperimentato con un divano (il “serpentone”). È molto più facile comprare 2 ml o 12 ml di un divano, anziché “il divano”. È più economico comprare 90 mq con predisposte modulari divisioni interne, che 110 o 150 mq da dividere.
È tutto solo un pensare e parlare, ma il futuro potrebbe essere il fare, se volessimo essere ottimisti.
Coraggio!
Benedetta Tagliabue
“Migliore”. Questa è la parola che piacerebbe a tutti per il futuro.
Non so bene perché, ma per il padiglione di Shanghai, dove si proponeva il motto “..miglior città, miglior vita”, ho pensato ai vimini!
Forse perchè si tratta di reinventare un artigianato e applicarlo al futuro, perchè è un materiale naturale trattato con le mani, è umile, ex terzomondista e adesso per un mondo di tutti, è la capacità dell’umanità di tessere erbe e ramoscelli e trasformarli in cose utili, e tutti i popoli sorprendentemente tessono alla stessa maniera, la nostra comune origine d’umanità che fa,
ma col massimo delle possibilità tecniche, senza paura a costruire una struttura che danza.
Adesso si può fare!
Anche in Cina, dove si utilizza una lingua tanto diversa dalla nostra, si usano gli stessi programmi di calcolo e costruzione!
Non è fantastico? Tanti linguaggi comuni.
Anna Barbara
Non so quale futuro ci aspetta, ma so che desidero…
… sapere che il nostro corpo sarà ancora in grado di ricongiungere le esperienze percettive con quelle emotive
… pensare che le idée saranno collettive e tessute da comunità plurali
… immaginare che il valore dei progetti verrà misurato dal maggior numero di persone che ne trarrà beneficio
… sperare che l’ultramaterico e l’invisibile saranno entrambi ingredienti delle nostre vite
… credere che viaggiare servirà ancora a moltiplicare i punti di critica su se stessi
… volere che le democrazie virtuali riusciranno a dissolvere le dittature reali
… ascoltare che ci sarà ancora qualcosa di nuovo da raccontare
… sognare che il buongusto prenderà il posto della bulimia e dell’anoressia
… dimostrare che la bellezza non riguarderà solo la vista ma anche gli altri sensi
… desiderare che tutto questo sarà ancora materia nei progetti di design


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