SPAZIO FMG presenta Open dialogues.
In occasione della presentazione dei primi due libri della collana Studi di Architettura “100 piante” e “Quaderno 2000” gli autori dialogano con Luca Molinari, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Fabrizio Gallanti, Maki Gherzi e Andrea Liverani.
Due studi emergenti – baukuh (prossimamente alla XI Biennale di Venezia – padiglione Italia con un progetto sull’erchitettura sociale a Milano) e Sp10studio – sono gli autori di 100 PIANTE e QUADERNO 2000, primi due libri della nuova collana Studi di Architettura (De Ferrari Editore).
FMG Fabbrica Marmi e Graniti li ospita martedì 15 luglio a Milano nel suo Spazio di Via Bergognone.
Ad Accoglierli e sostenerli: Luca Molinari, direttore artistico FMG, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Fabrizio Gallanti, Maki Gherzi e Andrea Liverani.
“Sono molto felice di ospitare Sp10studio e baukuh con le loro opere nello Spazio FMG perché si tratta di un’occasione che davvero rispecchia lo spirito con cui è nato questo spazio: di incontro e condivisione, inedito, curioso, attento all’architettura come fenomeno sociale e culturale e a tutte le ricerche, i progetti che scelgono un approccio innovativo. Sp10 e Baukuh sono dei talenti già più che emergenti. Lo hanno dimostrato con i loro progetti, lo dimostrano i libri che presentiamo oggi, gli amici e i “maestri” che sono qui ad accoglierli” commenta Luca Molinari.
“Studi di Architettura è una nuova collana dove ogni libro è un progetto indipendente, realizzato dagli autori tanto nei contenuti quanto nella veste grafica. In una zona sospesa tra la monografia e il saggio, il libro diventa occasione per il racconto di un approccio possibile al lavoro di architetto” spegano gli Studi baukuh e Sp10.
Questi piccoli libri diventano così un modo per esporre un parere sull’architettura, un’opportunità per sviluppare un prodotto culturale meno vincolato alle esigenze di promozione degli studi professionali che compongono la quasi totalità della letteratura disciplinare.
Con questo spirito sono nati i primi due volumi:
100 PIANTE – Studio Baukuh
100 piante è un libro fatto di cento piante disegnate dallo studio baukuh tra il 2004 e il 2007.
Le piante, disposte in ordine cronologico, descrivono un insieme di edifici di cui non vengono descritte le circostanze. Questi disegni si dispongono come il risultato di differenti esperienze che, se anche non riescono ad enunciare una teoria della progettazione, non rinunciano ad intendere l’architettura come conoscenza condivisa, come insieme di risorse comuni cui attingere e contribuire liberamente.
100 piante è un timido tentativo di accumulare un sapere architettonico aperto ed anonimo, capace di accettare una condizione di creatività di massa, senza legittimare assurde competizioni tra autori ferocemente determinati a difendere i propri diritti.
QUADERNO 2000 – Sp10studio
Quaderno 2000 è un glossario, una guida per orientarci nel mondo del progetto. Erminio Risso nell’introduzione spiega: “Resa impraticabile ogni enciclopedia, figlia dell’illusione illuminista di una ‘armoniosa’ organizzazione dei saperi, sarà necessario almeno un glossario, quello che l’autore ci fornisce come mappa essenziale per orientare i nostri movimenti. Questo glossario è per prima cosa un’altra costellazione che a sua volta implica una selezione in grado di fornirci uno sguardo privilegiato attraverso il quale vedere questa pratica di costruzione, dal progetto come soluzione prospettata di un problema fino al manufatto terminale.”
Note biografiche
baukuh
baukuh è un ufficio di architettura formato da Paolo Carpi, Silvia Lupi, Vittorio Pizzigoni, Giacomo Summa, Pier Paolo Tamburelli, Andrea Zanderigo. Lo studio ha sede a Genova. baukuh nasce nel 2004, dopo che i suoi componenti vincono due concorsi Europan [Amsterdam e Budapest].
Il gran numero di soci influenza tutto il lavoro di baukuh: consente di produrre molto e costringe a definire soluzioni condivise e indipendenti da uno stile personale.
Questa situazione determina il particolare classicismo di baukuh: la necessità di raccontare, discutere e condividere i progetti suggerisce di cercare analogie, scoprire precedenti, analizzare gli esempi del passato. baukuh reagisce alla sovrabbondante offerta di creatività che condiziona la produzione dell’architettura contemporanea tentando di immaginare un’architettura aperta e accessibile, i cui codici sono subito disponibili ad essere usati, compresi e applicati da altri.
L’indifferenza stilistica che si accompagna a questo classicismo garantisce a baukuh una certa agilità: l’attività dell’ufficio procede per tentativi anche piuttosto disomogenei, affrontando contesti inusuali, facendo attenzione a territori dimenticati. Nei suoi tre anni di attività baukuh ha progettato palazzine in Albania, grandi oggetti di design per la provincia italiana, parchi acquatici in Siria. Questa distaccata tolleranza emerge anche dai grandi e minuziosi disegni che baukuh produce per mostre e concorsi [le assonometrie delle aree archeologiche di Roma per la III Biennale di Rotterdam, la mappa di Venezia per il recente concorso indetto da 2G, la grande vista aerea di Pavia per il concorso vinto nel 2007]. Questi disegni sembrano non aver rinunciato a costruire descrizioni globali del territorio, senza per questo sacrificare la complessità delle situazioni descritte alla coerenza di alcuni modelli interpretativi prefissati. [Stefano Boeri]
“Nel tentativo di infiltrarsi in un mercato aggressivo proponendo una architettura rigorosa, baukuh lavora come un meccanico (raffinando le competenze, controllando gli strumenti), e perfeziona l’esplorazione dell’architettura con una leggera indifferenza alla realtà esterna, con l’unico scopo di produrre progetti in un pragmatico, bellissimo dialogo tra ciò che è possibile e ciò che è necessario. Le piante in questo libro mostrano la grammatica pura, l’architettura senza realtà, i progetti senza realizzazione. Come se gli architetti avessero voluto salvare la loro pura architettura per noi, e archiviarla, per una volta, senza legami con la cruda realtà. Che cosa vogliono dire?”
[dal testo di Kersten Geers]
Sp10studio
Nel 2002 apriamo un ufficio di architettura a Genova, che prende il nome dall’indirizzo della sede, il civico dieci di piazza delle Scuole Pie. Si chiama, appunto, Scuolepie10. In seguito, alcune rimostranze dei padri Scolopi ci convincono a trasformare il nome nella versione compatta Sp10studio. In quel periodo, per altre faccende, visitavamo l’archivio delle produzioni di Superstudio, a Firenze. Una certa assonanza, più che altro grafica, tra il nostro nuovo nome e la parola Superstudio ci parve augurale.
Il simbolo dello studio, un babbuino seduto tra due palme, lo abbiamo copiato dalla copertina di un libro di avventure degli anni ’30. Al momento della scelta nessuno dei presenti ricordava di avere mai visto un babbuino dal vero.
“Allora se dire architettura è ormai mettere in gioco una costellazione benjaminiana (montaggio, manipolazione dei materiali, citazione), per leggere queste dimensioni, e per passeggiare su questi ponti sospesi tra il dentro e il fuori, resa impraticabile ogni enciclopedia, figlia dell’illusione illuminista di una ‘armoniosa’ organizzazione dei saperi, sarà necessario almeno un glossario, quello che l’autore ci fornisce come mappa essenziale per orientare i nostri movimenti. Questo glossario è per prima cosa un’altra costellazione che a sua volta implica una selezione in grado di fornirci uno sguardo privilegiato attraverso il quale vedere questa pratica di costruzione, dal progetto come soluzione prospettata di un problema fino al manufatto terminale.”
[dal testo di Erminio Risso]


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